I giochi psicologici che giochiamo nelle relazioni

I giochi psicologici che giochiamo nelle relazioni
  • Dr. Maurizio Sgambati
  • 06/11/2024
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Il triangolo drammatico di S. Karpman teorizza che nelle relazioni anche se i membri sono 2 interpretano 3 ruoli diversi: il Salvatore, il Persecutore e la Vittima.

La loro relazione è di reciprocità in quanto la presenza dell'uno implica giocoforza quella degli altri. Nella codipendenza uno dei due membri della relazione può assumere anche due ruoli diversi, contemporaneamente.

La persona che si immedesima nel ruolo del Salvatore avverte la necessità di aiutare l'altro, anche se questi non ne ha effettivo bisogno. Egli ritiene che l'altro sia bisognoso del suo aiuto, mentre, invece, è lui che ha bisogno di sentirsi utile perché sono presenti sensi di colpa o insicurezza ed inferiorità. Il Salvatore si preoccupa soltanto di sé e l'aiuto offerto agli altri gli serve per sentirsi accettato e amato dagli altri. Una persona che assume tale tipologia di comportamento non deve essere fermato, perché potrebbe sentirsi tradito e diventare un Persecutore, ma deve essere aiutato a valorizzare la sua persona piuttosto che le sue azioni, al fine di sentirsi riconosciuto ed amato dagli altri a prescindere dall'aiuto che può fornire loro.

Tale tipologia di persona è attratto da chi soprattutto da tende ad assumere il ruolo di Vittima, cioè da chi valuta sé e i suoi comportamenti sempre in modo negativo, con il conseguente atteggiamento di forte inferiorità nei confronti degli altri. Egli esercita una forte attrattiva sia nei confronti del Salvatore, dal quale riceve attenzioni esagerate e talvolta inutili, sentendosi così aiutato a risollevarsi dalla sue frustazioni, sia nei confronti del Persecutore, il quale, criticandolo e maltrattandolo, lo convince sempre di più della sua inferiorità e delle sue insicurezze. La Vittima non deve essere assecondata nelle sue frustrazioni, cosa questa che giustificherebbe le sue paure inconsce, ma deve essere aiutata a valutare se stessa a prescindere dal giudizio degli altri e dall'aiuto che questi potrebbero offrirgli. Deve, inoltre, capire e convincersi che ha dentro sé tutto ciò che serve per cavarsela da sola. Per fare ciò deve essere spinta a provare concretamente le proprie azioni ed esperienze per modificare il rapporto negativo che ha con sé e con il mondo.

E' Persecutore, colui il quale nutre disperazione e rabbia che lo spingono ad assumere un atteggiamento punitivo e vendicativo nei confronti di tutti. Egli si considera realizzato se riesce a far giustizia, a prescindere dalle richieste e dai bisogni effettivi degli altri, e nasconde gioia e soddisfazione nel perseguitare gli altri dietro i suoi sentimenti di giustizia e di onestà. Per aiutare il Persecutore bisogna invitarlo ad assumere con sé e con gli altri atteggiamenti carichi di tenerezza, facendogli conoscere un differente modo di porsi nei confronti degli altri. La tenerezza è un sentimento che è utile a dosare nella giusta misura amore ed odio.

Ognuno dei personaggi che assumono i diversi ruoli del triangolo drammatico pensano di agire in funzione del bene dell'altro, ma invece agiscono solo in funzione di ciò che è bene per sé stessi, cosa questa che porta ad incomprensioni e a rapporti patologici. Per ovviare a ciò l'individuo deve prendere consapevolezza del suo comportamento e dei bisogni inespressi sottesi ad esso; per fare ciò egli deve assumere un atteggiamento logico e razionale, al fine di chiedersi il perché dei suoi comportamenti e di quelli degli altri componenti.

Solo così egli potrà sostituire i comportamenti automatici con quelli dettati dal buon senso e dalla ragionevolezza. In una relazione disfunzionale di questo tipo ciascuno degli interlocutori deve innanzitutto chiedere all'altro che cosa si aspetta da lui per concordare insieme un percorso comune e per soddisfare attese che in altro modo rimarrebbero insoddisfatte. Il dialogo e la negoziazione sono necessari per fondare rapporti sani e costruttivi.

Nella codipendenza si assumono, alternativamente, i ruoli di salvatore, persecutore e vittima. Si è salvatore nel momento in cui il pensiero di salvare l'altro diventa l'obiettivo principale della propria vita, una vera e propria ossessione. Proprio quest'ultima caratteristica rivela anche il ruolo di persecutore. Infatti l'ossessione di "salvare" se spinta all'eccesso e dura nel tempo, assume la forma di una vera e propria persecuzione. Persecuzione che si manifesta col rigido controllo dell'altro, col colpevolizzarlo di ogni azione che compie e via dicendo. Nel momento in cui si fallisce sia nel ruolo di salvatore che di persecutore, ecco che si diventa vittima. Vittima di una persona che si ritiene sia la causa di tutti i nostri mali, che nonostante il nostro "altruismo" ci ha "respinto" al punto da farci sentire vittima. Questo è il gioco perverso della co-dipendenza.


Dr. Maurizio Sgambati

Dr. Maurizio Sgambati
Psicologo a Pordenone

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