Le fasi dell'attacco d'ansia

Le fasi dell'attacco d'ansia
  • Dr. Maurizio Sgambati
  • 07/11/2024
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L'ansia è uno stato di disagio e preoccupazione, uno stato di allerta che sperimentiamo di fronte ad un evento negativo, reale o anticipato.

Seppur spiacevole si tratta di un meccanismo difensivo necessario, proprio come la paura ed altre emozioni spiacevoli.

L'ansia è una sensazione che agisce come un meccanismo di allarme di fronte a quelle situazioni che sentiamo pericolose o minacciose. Questa è una reazione normale e sarebbe ancor più pericoloso se non si attivasse in situazioni di oggettivo pericolo. Pertanto, è importante capire che l'ansia non è negativa e di per sé non è un problema.

E appunto un meccanismo adattativo, una risposta positiva e funzionale. In alcuni casi può essere eccessiva ed invalidante a tal punto da assumere la forma di disturbo dansia e causare un grande disagio sia psicologico sia fisico. Lansia assolve a diverse funzioni:

Protezione: una delle funzioni dell'ansia è di proteggerci dai pericoli che ci minacciano. Se qualcosa ci preoccupa, aumenta immediatamente il nostro livello di attenzione, i nostri sensi si intensificano per permetterci di monitorare meglio l'ambiente. Il problema è quando diventiamo ipervigili, ci spaventiamo ed isoliamo dal mondo per evitare un pericolo irreale. In questi casi la funzione protettiva dell'ansia è esagerata.

Motivazione: l'ansia è una forza trainante. Ci fornisce una quantità extra di energia che ci permette di raggiungere degli obiettivi ed ottenere il massimo da noi stessi. Ci permette di rimanere focalizzati e concentrati per ottimizzare le nostre prestazioni sportive, scolastiche, lavorative. Quando però dubitiamo delle nostre capacità e ci spingiamo verso il perfezionismo il livello di ansia può diventare così alto da essere controproducente.

Crescita e sviluppo: un certo grado di ansia può stimolare la nostra crescita personale. Infatti, provare un pò di ansia generalizzata su quello che sta succedendo nella nostra vita fa si che ci preoccupiamo per il nostro futuro e questo ci incoraggia a lasciare la nostra zona di comfort per inseguire nuovi obiettivi di vita. L'ansia ci spinge a scoprire cosa cambiare nella nostra vita per raggiungere un maggior grado di soddisfazione e poi a realizzare i cambiamenti necessari. Può allopposto farci rimanere intrappolati in un una situazione di impasse ed immobilismo quando è eccessiva e si trasforma in ruminazione mentale.

Qual è il meccanismo cognitivo che genera lansia?

Quotidianamente e costantemente il nostro cervello valuta tutti gli stimoli provenienti dall'ambiente per analizzare se alcuni di essi siano pericolosi. In questo meccanismo, sono coinvolte entrambe le aree relative alle emozioni di base, come l'amigdala e il talamo, così come la corteccia cerebrale, che è responsabile di dare un significato logico a ciò che stiamo vivendo. Fondamentalmente, questo è ciò che accade a livello cerebrale:

Primo stadio: valutazione iniziale della minaccia. C'è un riconoscimento automatico e veloce degli stimoli. In questo modo possiamo classificarli come minacciosi o meno.

Secondo stadio: Prima attivazione di fronte alla minaccia. Le reazioni cognitive, emotive, fisiologiche e comportamentali tipiche dell'ansia vengono messe in moto. In questa fase agiamo fondamentalmente per istinto, così possiamo sentire il bisogno di fuggire o nasconderci. Appaiono anche pensieri automatici sulla situazione che ci portano a sovrastimare il danno e la probabilità che si verifichi, oltre a sperimentare una forte intolleranza all'incertezza.

Terzo stadio: pensiero riflessivo. In questa fase siamo già in grado di pensare più o meno chiaramente a queste idee automatizzate e a ciò che sentiamo. La corteccia pre-frontale entra in azione e valuta la reale dimensione della minaccia, nonché le risorse disponibili per affrontarla. 

Ovviamente, l'elaborazione delle informazioni è un pò più complessa e richiede più tempo.

Un problema in una di queste 3 fasi può spiegare perché viene prodotta l'ansia. Ad esempio, il nostro sistema di riconoscimento dei rischi può essere iperattivo, il che significa che reagirà anche a situazioni che non rappresentano un rischio reale. In realtà, è un problema comune nella nostra società e nel caso di ansia sociale, in cui percepiamo come rischi molte situazioni sociali che sono completamente innocue.

Può anche succedere che siamo intrappolati nel secondo stadio, in questo caso iniziamo a ruminare e a pensare solo alle peggiori conseguenze e questo ci tiene bloccati nell'ansia.

Infine, potrebbe essere che non abbiamo le capacità cognitive necessarie per affrontare con precisione la situazione e combattere l'ansia, nel qual caso quelle preoccupazioni che creano lo stato di ansietà sono mantenute per lungo tempo e potrebbero persino apparire come una grave depressione.

Quali sono i fattori che determinano un disturbo dansia?

Normalmente, non esiste un singolo fattore che possa spiegare perché l'ansia si manifesta e si mantiene nel tempo, di solito dipende da una confluenza di situazioni e strategie di fronteggiamento.

Fattori che predisponenti:

Fattori biologici: è stato riscontro che cè una familiarità per i disturbi di ansia. Ovvero vi è un componente genetica per cui avere un perente che soffre dansia aumenta di un terzo la probabilità di sviluppare un disturbo dansia generalizzata.

Personalità e Temperamento: le persone che inibiscono costantemente i propri comportamenti, attraverso liper-adattamento, la passività o il rigido controllo di se, avendo una affettività maggiormente inespressa sono maggiormente a rischio di nevrosi e di soffrire di un disturbo d'ansia.

Fattori ambientali: l'ansia può anche essere appresa durate linfanzia come modello di risposta allambiente. Inoltre alcuni stili di vita stressanti possono maggiormente portare allo sviluppo di ansia patologica.

Fattori scatenanti o trigger:

Situazioni di vita stressanti: perdita del lavoro o di una persona amata;

Eventi che richiedono uno sforzo adattivo: separazione, malattia;

Ostacoli: che limitano la nostra capacità di raggiungere i nostri obiettivi o di mantenere ciò che abbiamo già raggiunto.

Fattori di mantenimento: 

Paura della paura; quando siamo ansiosi e soprattutto quando siamo affetti da attacchi d'ansia o attacchi di panico  di solito dopo abbiamo paura di provare ancora una volta questi attacchi. Questa paura dell'ansia non fa altro che aggravarla.

Perdita di facoltà a causa dell'ansia stessa: il che significa che abbiamo meno risorse per affrontare i problemi o addirittura di affrontarne di nuovi anche in aree che non sono per noi o problematiche.

Strategie di coping inadeguate: che accentuano il problema e il senso di incapacità nel risolverlo, e questo genera una grande disperazione. 


Dr. Maurizio Sgambati

Dr. Maurizio Sgambati
Psicologo a Pordenone

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