Chiudere i cicli della vita

Chiudere i cicli della vita
  • Dr. Maurizio Sgambati
  • 11/11/2024
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Chiudere un ciclo della vita è una questione fondamentale, poiché in molte occasioni della nostra vita ci troviamo di fronte a situazioni o relazioni che vanno ad esaurirsi.

Il superamento di una fase della vita, di un ciclo, implica superare una perdita, una rottura o accettare un cambiamento o una trasformazione per fare posto a ciò che verrà.

Preferisco l'espressione chiudere i cicli a chiudere le fasi, poiché ci rimanda più all'idea di processo che si apre, si evolve e termina. Quindi, in diverse occasioni ci troviamo a dover chiudere un ciclo di esperienza vitale; nella realtà i cicli non si chiudono in modo assoluto, poiché ci troviamo in un costante "ciclo di cicli" interconnessi tra loro. Grazie a questa relazione tra loro è che proprio quando uno finisce, l'altro inizia e gradualmente ci si ritrova al successivo.

Cos'è un ciclo di vita e perché a volte non riusciamo a chiuderlo.

Un ciclo di vita è il riassunto di momenti vissuti, impregnati di sentimenti, piacevoli o meno, a cui tendiamo a rimanere legati. La nostra mente rimane intrappolata nei momenti passati che formano cicli a cui non dovremmo più appartenere, frenando il nostro progresso e limitando il presente. Tutto questo si chiama attaccamento, che è il legame affettivo che ci lega a cose o persone, in molte occasioni senza alcun senso.

Chiudere un ciclo implica accettare un processo di evoluzione dentro di sé per poter continuare ad andare avanti nonostante la perdita subita. Accogliere ciò che era, accettare la perdita, usare ciò che si è appresso nel ciclo successivo.

Quando questo accade iniziamo a ricordare con affetto, ma non con necessità, possiamo ringraziare per quello che è stato e non soffrire per ciò che non è più, siamo riusciti ad assimilare la perdita come un'esperienza per crescere e imparare, non come una caduta che ci ha reso più deboli.

E' molto comune invece confondere la chiusura di un ciclo di via con l'eludere il dolore e "tirare dritto". Ciò avviene quando iniziamo a pensare alla persona o alla situazione persa come qualcosa di estraneo a noi, qualcosa che non fa più parte di questo mondo o che non esisterà mai più, si tratta di una evasione, attraverso la quale non potremo avanzare né essere, ci farà solo credere che pensando che quello è "morto" e che oggi siamo nuove persone senza bisogno di piangere o riflettere, staremo di nuovo bene, quando non è così.

Per la psicologia è importante affrontare non eludere ma elaborare e questo comporta il ricordare, soffrire, comprendere e valorizzare ciò che è stato. L'analisi del significati e dei vissuti legati all'esperienza che si è chiusa aiuta a a perdonare, staccarsi e guarire; la mente è molto potente e se si pensa alla guarigione, si otterrà la guarigione.

Qualche suggerimento per chiudere un ciclo di vita:

1. Ricorda: dobbiamo ricordare tutto ciò che abbiamo vissuto in quella fase della vita anche se ora fa male; è impossibile che tutti i ricordi siano negativi, quindi dobbiamo imparare da quello che è successo, accettare ciò che è successo e non pretendere di dimenticarlo. So che è contro-intuitivo, ma all'inizio ci aiuterà. Se ci concentriamo solo sulla perdita, sulla ferita egoica di ciò che ci spetta e ci è stato tolo non vi sarà alcun sollievo dall'ansia, dal dolore e dalla sofferenza.

2. Perdonati: passo essenziale. Ci giudichiamo e ci puniamo tutto il tempo, e ingiustamente, ci pentiamo di ciò che non avremmo mai potuto prevedere di fare per scongiurare la fine di quel ciclo. Probabilmente dove andare in quel modo, e nulla poteva essere di diverso. Dovremmo concentrarci sull'essere empatici con noi stessi, sull'accettare gli errori commessi e sul nostro senso di impotenza. Ci sono cose che non possiamo governare e scongiurare.

3. Perdona: quando si tratta di un rapporto che finisce. Raggiungere questo sembra che richieda delle scuse che a volte non arrivano mai, quindi, imparare a non portare rancori diventa un lavoro puramente personale e d'altra parte, dobbiamo capire che l'altro, molto probabilmente, ha ancora un risentimento importante per noi.

Tuttavia, è responsabilità totale dell'altra persona continuare o smettere di provare quel rancore che a poco a poco ci fa ammalare tutti. Dobbiamo cercare di capire che gli altri a volte non hanno tutte le risorse per evitare di ferirci o deluderci.

4. Arrenditi: è impossibile trovare una spiegazione o una risposta a tutte le domande che ti vengono in mente. L'essere umano cerca di razionalizzare tutto sul suo cammino, portandolo a supporre e quindi a soffrire, quindi cercare di rispondere a tutti i punti interrogativi che emergono da una perdita o abbandono non diminuirà in alcun modo ciò che sentiamo.

Semplicemente, a volte non tutto è giusto o logico e dobbiamo imparare a conviverci, aggrapparci a voler capire esattamente cosa è successo e il motivo per cui è successo, ci logorerà solo in modo incontrollabile, portando via tutte le forze che ci rimangono per riuscire a chiudere il ciclo in realtà. Non essere sopraffatto da ciò che non sai, lascia perdere.

5. Accetta: ci sono cose che sono fuori dal nostro controllo, non cercare di cambiarle perché ti verrà un'immensa frustrazione. Il modo migliore per riuscire ad accettare ciò che ci è già accaduto è smettere di pensare a possibilità diverse. Smettila di girare intorno al «E se avessi...? Cosa sarebbe successo se...? Sarebbe possibile che…?». Il tempo non torna indietro, il fatto è fatto.

6. Sii paziente: per lasciar andare completamente un sentimento negativo, devi viverlo, cioè devi affrontare un lutto. Elizabeth Kubler Ross elenca in modo molto chiaro e semplice i passi che ogni lutto comporta, questo processo richiede tempo ed è necessario permetterci di avere pazienza per vivere tutte le sue fasi: Negazione, Ira, Negoziazione, Depressione, Accettazione. (puoi approfondire questo tema sul mio blog).

Senza alcun ordine specifico, tutte queste fasi appariranno mentre viviamo il nostro lutto, sono completamente normali e da esse risorge una fortezza impressionante. A volte si guadagna di più quando si perde. È molto comune sentire che quando si rompe con un partner, ci si allontana da una persona cara, si litiga con un amico, si lascia andare il proprio animale domestico o si subisce qualsiasi perdita che implichi sentimenti, si perde anche la gioia, l'illusione, l'affetto, la fiducia e la soddisfazione nella vita. Ci attacchiamo a ciò che abbiamo perso credendo che questa sia l'unica fonte della nostra gioia, che grazie ad essa abbiamo provato certe cose e che per lo stesso motivo, solo con di essa non saremo più sereni. Tuttavia, quei bei sentimenti che ora sembrano irrimediabilmente perduti si sono generati dentro di noi; non sono venuti dall'esterno.Siamo noi gli unici a generarli, in determinate situazioni, e permettersi di lasciarli fluire verso l'esterno. Ciò che siamo in grado di esperire nel ciclo successivo dipenderà da quanto siamo aperti alle nuove occasioni della vita e quindi a nuove opportunità. E sai già che se vuoi godere al massimo di ciò che verrà è importante elaborare il dolore per arrivare a valicare ogni fase delle vita.


Dr. Maurizio Sgambati

Dr. Maurizio Sgambati
Psicologo a Pordenone

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Iscritto all’Ordine degli Psicologi del Friuli Venezia Giulia col n. 787 dal 10-09-2005
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