L'autolesionismo

L'autolesionismo
  • Dr. Maurizio Sgambati
  • 08/11/2024
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Ogni persona affronta nella vita le proprie battaglie, problematiche, dolori e delusioni. Il dolore può essere fisico o emotivo come il rimpianto, il senso di colpa o la vergogna. Lungo l'intera vita possiamo provare una vasta gamma di emozioni spiacevoli del tutto normali di fronte ad un evento traumatico o luttuoso.

Tuttavia per alcuni il dolore appare davvero insostenibile in termini di intensità e durata. Quando il dolore appare inarrestabile e inalleviabile alcune persone possono spingersi a gesti estremi pur di trovate sollievo o pace. Suicidio ed auto-lesionismo sono modalità estreme adottate da coloro che hanno perso ogni speranza di potersi risollevare dalla propria ferita interiore. 

Per autolesionismo si intende quei gesti deliberatamente atti a danneggiare il proprio corpo attraverso lesioni auto-inflitte dirette e intenzionali. Si tratta di ferite fisiche che la persona infligge al proprio corpo per incidere più profondamente a livello dell'io. La persona se le procura non con l'intenzione di voler morire; non vi è alcun intento suicida. L'obiettivo è fermare il dolore emotivo o per lo meno o trasferirlo su un piano più fisico.

Il problema dell'autolesionismo è che se da un lato fornisce una temporanea fuga dal dolore emotivo dall'altro lato è una pratica che tende ad alimentare sempre più la necessità di una fuga permanente per cui diviene sempre più frequente. 

Si associa spesso a problemi d'ansia, depressione, disturbi dell'alimentazione, di personalità come la Borderline o di identità sessuale anche se a volte l'autolesionismo può essere praticato pure in assenza di queste problematiche psicologiche.

Esistono svariati modi con cui le persone si danneggiano: con tagli ripetuti sulla pelle (cutting) procurati attraverso l'uso di lamette o qualsiasi altro oggetti affilato (chiodi, forbici, coltelli, fermagli, pezzi di vetro), le bruciature, il picchiarsi, lo sbattere la testa o altre parti del corpo. Anche la bulimia ovvero il vomito auto-indotto atto a limitare l'apporto di calorie rappresenta una comportamento auto-lesivo.

Il pensiero autolesivo ha una durata variabile ma non supera i 30 minuti ed in questo lasso di tempo è fondamentale possedere delle tecniche contenitive del dolore per non incorrere nell'uso di queste pratiche. Colpisce più frequentemente gli adolescenti poiché sono più in difficoltà a tollerare le forti emozioni che provano dentro se stessi; disperazione, tristezza, rifiuto, solitudine e rabbia. Preferiscono soffrire nel corpo che psicologicamente, preferiscono il dolore fisico a quello mentale che non riescono a gestire.

In media, le persone che praticano l'autolesionismo si feriscono in media da una a due volte alla settimana.

Solo una piccolissima parte di coloro che si feriscono lo fa per attirare l'attenzione altrui; più comunemente chi pratica autolesionismo difficilmente lo rivela. E' una condotta privata usata come mezzo per alleviare rapidamente sentimenti negativi travolgenti. Non necessariamente l'autolesionismo ha una correlazione con una storia di abuso sessuale infantile.

L'autolesionismo è guidato da un bisogno impellente ed irresistibile seppur non espresso nel modo migliore; mira quindi a soddisfarlo seppur nella modalità più sana e funzionale per la persona. I bisogni sottostanti alle condotte auto-lesive sono i seguenti:

  1. Trovare sollievo dai persistenti pensieri negativi. L'autolesionismo è una strategia usata per distrarsi da pensieri dolorosi su se stessi o fatti accaduti;
  2. Trovare sollievo dai travolgenti sentimenti negativi. In particolare, sentimenti di rabbia, odio verso se stessi o rifiuto subito. Dopo l'autolesionismo tali sentimenti diminuiscono e aumenta la calma e sollievo. Seppur temporanea, il sollievo provato è tale da giustificare futuri episodi di autolesionismo;
  3. Come forma di auto-punizione. L'autocritica e la rabbia verso se stessi sembra svolgere un ruolo fondamentale nell'autolesionismo.

Ricerche effettuate sul cervello con tecniche di neuro immagine dimostrano che l'esperienza del dolore fisico lenisce il dolore emotivo. Il dolore fisico che la persona si procura con l'autolesionismo porta a una minore attività nella parte del cervello associata alle emozioni negative (giro cingolato anteriore e amigdala). Le ricerche hanno rivelato che quando il dolore fisico si ferma anche il dolore emotivo inizia ad attenuarsi. Ecco dunque spiegato scientificamente il motivo di queste pratiche. Quando il dolore emotivo appare ingestibile e opprimente le persone che non riescono ad attingere alle proprie risorse interiore per gestirlo possono arrivare a farsi del male per trovare un temporaneo sollievo. Se il dolore emotivo appare fuori dal solo controllo quello fisico auto-inflitto deliberatamente invece è gestibile e controllabile. Diviene per la persona sofferente un modo per ritrovare in se un pò di equilibrio.


Dr. Maurizio Sgambati

Dr. Maurizio Sgambati
Psicologo a Pordenone

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