La ricetta della felicità
Molte volte, la causa dell'infelicità sta nell'esagerato attaccamento a quei fatti della vita, eventi e persone che ci feriscono e a cui tendiamo ad aggrapparci. Focalizziamo l'attenzione su tutto ciò che ci manca o ci fa sta male anziché su ciò che possediamo, sulle nostre capacità di far forte alle situazioni.
Generalmente non ci rendiamo conto di quanto ci aggrappiamo a dolore, stress e sofferenza perpetrando nel tempo il nostro malessere anziché prenderne le distanze. Un eccessivo attaccamento su ciò che non va a buon fine o non risponde alle aspettative genera inutile dolore, stress e sofferenza.
Per essere più felici, o per lo meno mantenere un certo equilibrio psicologico che ci permetta di goderci di più la vita, è conveniente lasciar andare tutte le cose che ci hanno danneggiato in passato o che ci stanno cerando dolore nel presente; situazioni che non contribuiscono di fatto a portare nulla di buono nella nostra esistenza.
Rinunciare al dolore, alla rabbia, alla tristezza, al desiderio di vendetta o alle irrealistiche aspettative di cambiare qualcuno o qualcosa non significa perdere ma aprirsi a nuove opportunità.
Tutto ciò si esplica attraverso la rinuncia al bisogno di avere sempre ragione. Molte discussioni iniziano e continuano solo perché ci aggrappiamo al desiderio di avere ragione. Tuttavia, in molti casi è conveniente chiedersi se è più importante avere ragione, e portare aventi battaglie logoranti sul piano emotivo, o mantenersi sereni. A volte, dobbiamo semplicemente sbarazzarci di quell'urgente necessità di passare da una discussione all'altra per cercare di capire chi ha torto e chi ha ragione. Quando rinunciamo al bisogno di avere ragione, viviamo molto più leggeri.
La felicità ha molto a che fare con la capacità di rinunciare al bisogno di controllare ogni cosa. Molte volte non è possibile cambiare le situazioni e tanto meno le persone; possiamo solo cambiare noi stessi e le nostre reazioni. Pertanto, è importante rinunciare alla necessità di controllare tutto ciò che accade intorno a noi, sia le situazioni sia le persone. Rinunciando al controllo lasciamo andare una inutile fonte di stress per fare affidamento sulle nostre risorse interne per adattarci alle circostanze e far fronte agli imprevisti.
Un altro elemento necessario al raggiungimento della felicità è l'evitare di lamentarsi. Seppur sia un atteggiamento molto adottato non è una strategia efficace rievocare continuamente motivi per i quali essere scontenti.
Per il nostro equilibrio mentale è essenziale evitare di lamentarsi di tutto e di tutti: partner, amici, datore di lavoro, collega, politica, il tempo, gli eventi avversi della nostra vita. Le lamentele non portano da nessuna parte e rappresentano un ostacolo mentale a qualunque possibile piano o azione funzionale a un cambiamento. La lamentela alimenta solo il disagio ed il senso di impotenza circa le situazioni. Ciò non significa che si debba subire passivamente tutto ciò che accade ma decidere di usare il disagio come "spinta motivazionale" per cambiare qualcosa e non per rimanere "seduti" e passivi.
La felicità è saper riconoscere, non criticare o etichettare. Criticare significa rimproverare gli altri per non avere le qualità che pensiamo debbano avere. E' quell'atteggiamento che ci porta ad usare inutilmente molte risorse per valutare cosa fanno o non fanno le persone invece di usarle per migliorare noi stessi. Quando critichiamo o etichettiamo qualcuno o noi stessi perdiamo di vista l'unicità delle persone.
La felicità è avere una buona considerazione di se; significa non avere bisogno di impressionare gli altri o vivere in funzione della loro approvazione o del loro giudizio. Essere se stessi, orgogliosi della propria unicità fatta di pregi e limiti.
Se c'è qualcosa che può davvero renderci infelici è vivere secondo i canoni degli altri, cercare di compiacerli per essere accettati o riconosciuti. Ciò che davvero conta è essere se stessi, autentici oltre che la volontà di migliorarsi giorno dopo giorno.
Un altro elemento che ci avvicina allontana dalla felicità è vivere soggiogati da false ed irreali aspettative. Ci sono persone che si aspettando troppo dagli altri o da se stesse e che quindi fanno spesso i conti con delusione e disillusione.
L'odio, l'invidia, il risentimento sono veleni con cui pensiamo di ferire le persone. Si tratta di sentimenti dannosi soprattutto per chi li vive e che vanno lasciati andare per lasciare il posto all'amore, alla compassione e alla comprensione.
Rinunciare al cambiamento, opporti ad esso ostacola la felicità. In fondo ogni persona cambia momento per momento, nel corso dei giorni, dei mesi e negli anni. E' necessario imparare a fluire con il corso della vita mantenendosi aperti alle opportunità che si presentano. Non dobbiamo dimenticare che il cambiamento è buono ed è l'unica costante della vita. Resistere implica aggrapparsi a qualcosa che è diventato obsoleto, oltre a subire uno stress completamente inutile. Infine la felicità ha molto a che fare con il sapere rinuncia al dare la colpa agli altri per la propria condizione. L'infelicità della vita a volte deriva dalla tendenza a incolpare qualcuno per ciò che ci accade, per ciò che non abbiamo, per ciò che sentiamo o ci è successo. La felicità implica assumersi la responsabilità delle nostre scelte e provi rimedio. E' necessario farsi carico della propria vita, attribuire solo a noi stessi la responsabilità dell'andamento della nostra vita; ciò implica aver sviluppato un "locus of control interno" tale per cui l' infelicità o la felicità sono il riflesso delle nostre decisioni e delle nostre scelte.
Dr. Maurizio Sgambati
Psicologo a Pordenone