La paura dell'intimità
L intimità emotiva è un senso di vicinanza ad un'altra persona che permette di condividere sentimenti personali ed esperienze, dimostrare affetto e non sentirsi rifiutati o giudicati in un rapporto ma accettati.
E' un senso di percezione condivisa, un feeling mentale ed emotivo, che ci fa sentire collegati alle persone significative quasi a "sapere" o intuire quello che sentono e pensano in determinate situazioni di vita.
L'intimità emotiva può esistere tra amici, nelle relazioni familiari e d'amore. Non c'è dubbio che un senso di intimità condivisa è importante sia per la salute fisica e mentale.
Alcune persone temono l'intimità ed evitano la vicinanza nei rapporti per la paura di sentirsi respinte o giudicate; divengono particolarmente irritabili man man che si avvicinano a coloro che amano, dove sentono il maggior rischio di esporsi.
Questo distacco emotivo avviene quando c'è un livello di intimità crescente a tal punto che, in modo spesso inconsapevole, la persona attiva meccanismi di difesa per allontanarsi. Si tratta di una reazione biologica radicata nelle strutture del sistema nervoso centrale attraverso alcune pratiche genitoriali nell'infanzia.
Facendo riferimento ai mie precedenti articoli sull'attaccamento: tutti i bambini hanno un naturale bisogno di rimanere vicini ai loro genitori in modo che possano ottenere protezione e comfort quando si sentono spaventati o in difficoltà. Come il genitore risponde in questi casi ha un impatto importante sullo sviluppo della personalità del bambino (la personalità viene definita come il modo in cui la persona generalmente percepisce, pensa, sente e si comporta).
Alcuni genitori evitano o rifiutano l'intimità poiché sono essi stessi in disagio di fronte ai bisogni emotivi e fisici del bambino. Essi non sono in grado di tollerare rabbia, tristezza ed agitazione del figlio e reagiscono duramente rifiutandolo, sgridandolo o punendolo. I bambini imparano a evitare di chiedere ai genitori attenzione, comfort e supporto. In questo caso, il disagio del bambino non viene calmato dal genitore e non può essere tollerato dal bambino perciò l'unico modo che il piccolo ha di far fronte alle emozioni negative è di non sperimentale e di negarle.
Paradossalmente questa reazione genitoriale spesso può portare il bambino a idealizzare tale figura adulta indisponibile perché la visione negativa del genitore lo farebbe sentire invaso dall'ansia.
Un altro modello genitoriale che favorisce uno stile evitante/sfuggente dell'intimità da adulto si sviluppa quando il genitore si mostra al figlio così emotivamente turbato e fragile che egli "decide" di non poter esprimere se stesso senza paura di mettere il genitore in difficoltà. Allo stesso modo, un genitore troppo invadente fa si che il bambino impari a non condividere le sue esperienze in sua presenza. Piuttosto che essere il genitore a contenere l'ansia del bambino è il bambino a modulare l'ansia del genitore mettendo distanza.
Cosi da grande le persone inizieranno ad ignorare gli inviti a socializzare per evitare il rischio di sentirsi respinte o emarginate. Se invece le esperienze di interazione non possono essere evitate allora impareranno ad interagire con gli altri svalutandoli, criticandoli in modo da evitare una eccessiva vicinanza emotiva (es. "quello è un perdente").
La vicinanza nelle relazioni (tra pari o romantiche) fa far loro i conti con la vulnerabilità e forti emozioni negative che cercano di evitare. Ciò non significa che le persone evitanti non siano in grado di avere degli amici; possono anche essere percepite come popolari e di successo, tuttavia non sono persone empatiche e sono poco propense a condividere i loro disagi interiori con gli altri e sentirsi socialmente isolate.
Hanno piuttosto imparato ad ignorare e negare le proprie emozioni negative e sono quindi poco abili nel riconoscere segnali emotivi, faticano a percepire con precisione le emozioni altrui e mostrarsi partecipativi e coinvolti.
L'evitante non sempre è consapevole delle sue modalità relazionali perciò se li si confronta rispetto ai tali atteggiamenti essi negheranno e si mostreranno fortemente resistenti nel riconoscere di essere poco inclini alla relazione intima con gli altri.
Che cosa si può fare per uscire dall'evitamento emotivo?
- Cercate di leggere le emozioni altrui e poi verificate con loro (persona di fiducia) per vedere quanto siete empatici. Quando gli altri esprimono emozioni negative verso di voi cercate di ascoltare l'effetto interiore che suscita in voi. Probabilmente sentirete di voler contrattaccare o fuggire; prendete tempo e comunicate all'altra persona che avete bisogno di elaborare l'accaduto e ciò che state vivendo per confrontarvi successivamente a mente fredda.
- Imparare a etichettare e comunicare le vostre emozioni. Anziché puntare ad una comunicazione razionale legata al fare provate a dire ciò che sentite partendo dalle emozioni di base: paura, rabbia, tristezza, gioia, amore, disgusto. Rendetevi conto che l'approccio calmo e razionale che avete con gli altri rischia di compromettere le relazioni; se gli altri non sanno cosa provate e non vi sentono partecipi vi riterranno poco interessati e coinvolti, si sentiranno respinti ed ansiosi. Un atteggiamento evitante fa si che alcuni diventino insistenti mentre altri mettano con voi ancor più distanza e distacco vedendovi indisponibili ad un rapporto più profondo.
- Non investiste le vostre energia solo sul lavoro e la carriera ma anche sui vostri rapporti sociali e affettivi per evitare di farvi il vuoto attorno. Potete essere amati e rispettati non solo come professionisti di successo per i risultati che raggiungete ma anche come persone.
Se siete in un rapporto con una persona evitante, ecco cosa potete fare:
- Rendetevi conto che quando la persona evitante si allontana o vi respinge questo significa che è ansiosa e sta cercando di reprimere quelle emozioni negative che fatica a tollerare e gestire. Cercate di non farne una questione di rifiuto personale.
- Ricordate che, anche se nega, la persona evitante ha paura di forti e dolorose emozioni negative. Quando la persona si ritira la sua conversazione diviene eccessivamente intellettuale; in tal caso non bisogna insistere ma provare ad affrontare il discorso in un altro momento.
- Quando la persona sente la necessità di mettere distanza ed allontanarsi, non inseguitela ne siate insistenti poiché la farete allontanare ancora di più. Lasciatele spazio e permettetele di sentirsi ansiosa, di sperimentare la vostra mancanza.
- Se avete bisogno di una grande quantità di intimità nel vostro rapporto, potreste aver scelto un partner che non è adatto a soddisfare questo bisogno.
- Imparare a comunicare con l'altra persona in modo delicato; potete aiutarla facendole da specchio ovvero dicendole cosa provereste e pensereste voi se foste al loro posto in modo da aiutarla a fare contatto con se stessa e ad acquisire maggior consapevolezza di ciò che sente.
Anche l'evitante ha dei punti di forza; in genere è carismatico, orientato agli obiettivi e può eccellere sul lavoro. Risulta spesso possedere qualità attraenti ma al tempo stesso risultano poco visibili le sue difficoltà nei rapporti stretti. Se si è in relazione con una persona sfuggente/evitante dell'intimità è necessario essere pazienti e rendersi conto che ci sono voluti anni per imparare a far fronte alle emozioni in questo modo perciò ci vuole del tempo perché sviluppi consapevolezza emotiva ed impari a condividerla in relazione a qualcuno.
Dr. Maurizio Sgambati
Psicologo a Pordenone