Scelte razionali o scelte emotive?
Esiste un annoso dibattito sul processo attraverso il quale giungiamo a prendere delle decisioni: le prendiamo puntando sulla componente razionale o su quella emotiva?
Alcune persone sostengono che sia meglio decidere usando la razionalità, ovvero vagliando opportunamente i pro e i contro di una scelta, contemplando prima tutte le opzioni e le possibili conseguenze sino a restringere sempre più il campo fino a giungere ad un'unica plausibile scelta ben ponderata. Ciò significa che in questo processo per prendere una decisione "giusta" si debba ignorare il cuore ed i propri sentimenti.
Altre affermano all'opposto che le scelte importanti vadano prese di "pancia" ovvero dando priorità alle emozioni poiché la mente, con i suoi calcoli e la valutazioni, tende ad esclude ciò che ci fa sentire vivi e ciò che ci permette di dare risalto ai nostri bisogni più profondi. Quelli che sostengono la bontà delle scelte istintive affermano che inseguire la mente implichi correre il rischio di rimuginare e procrastinare all'infinito in cerca della decisione "perfetta" senza giungere mai ad alcuna esito o risultato tangibile.
Altre persone affermano che le scelte debbano derivare da una commistione tra valutazioni razionali arricchite da una quota di slancio emotivo.
La verità è che in fondo tutte le decisioni sono dettate dalle nostre emozioni. Vediamo il perché di questa affermazione.
I nostri organi di senso (vista, udito, tatto, olfatto, giusto) ci permettono di raccoglie informazioni sul mondo ed è compito della mente razionale catalogarle, organizzarle, metterle in relazione tra loro per dare senso al mondo e comprendere come esso funziona.
Utilizziamo le nostre, ed altrui, esperienze passate per sviluppare una sempre più complessa e fine comprensione della realtà. Tuttavia la ragione determina solo la destinazione: ovvero ci aiuta a conoscere le cose, i contesti, le situazioni attraverso un processo analitico di elaborazione oggettiva di dati freddi. Mentre sono in realtà le emozioni a governare le nostre azioni verso le cose e verso le situazioni.
La stessa parola emozione significa "muovere verso". Possiamo sapere che un certo cibo non è salutare ma è la ricerca del piacere e delle sensazioni che proveremo che ci porta a mangiarlo ugualmente.
Attraverso l'attività cognitiva possiamo definire i nostri obiettivi ma sono le emozioni a determinare se riusciremo a perseguirli o meno: paura o gioia saranno deterrenti o determinanti nella scelta e realizzazione di una nostra meta di vita.
Sono le emozioni l'anello di congiunzione tra ragione e azione. Senza di essere non ci sentiremmo obbligati a fare nulla; potremo avere tantissime informazioni circa il vantaggio di una certa azione ma non "sentendola" non sceglieremmo di agire. Per quanto sensato possa essere un cammino, per quanti validi motivi possano motivare un certo percorso di vita non andremmo mai fino in fondo. Ciò accade ad esempio quando ci obbligano a fare ciò che non vogliamo. Possiamo decidere di compiacere le scelte di qualcuno ma troveremmo sempre il modo per bloccarci e boicottare una decisione presa che però ma non è emotivamente voluta e sentita nel nostro profondo.
In verità sia le decisioni di testa che quelle di pancia sono fallibili. Non dobbiamo quindi presumere che il processo di decision making implichi che questi due aspetti siano necessariamente contrapposti tra loro e che quindi si debba scegliere esclusivamente in base all'uno o all'altro modo.
La dimensione razionale è importante quando quella emotiva, che è appunto una estensione della prima ed altrettanto preziosa. L'emozione deriva dalla ragione e viceversa; esse si auto-determinano facendoci sperimentare a volte una sorta di "corto circuito" con effetti anche sul piano fisico come stati confusionali, tensione, ansia e insonnia.
Dal momento che si tratta di due aspetti correlati è curioso notare che spesso sembrano in conflitto tra loro; ci sembra che la ragione ci porti in una direzione e l'emozione ci spinga da un'altra.
Ciò che è in realtà in conflitto non è la ragione con l'emozione; il conflitto si crea tra motivazioni e ragioni diverse che hanno valori emotivi tra loro diversi. Quindi per essere più chiari decidiamo con la ragione e ci sembra di vivere un conflitto tra scelte razionali contrapposte ma in realtà ciò che ci impedisce di decidere è un conflitto tra emozioni e bisogni emotivi diversi sottostanti a tali valutazioni cognitive.
Tendiamo a guardare ai fatti sul piano razionale e a trascurare il conflitto emozionale tra situazioni diverse. Ciò accade perché scambiamo per razionali aspetti che sono emotivi. L'impasse che ci impedisce di decidere tra due possibilità diverse ci sembra avvenga sul piano cognitivo ma in realtà è tra due emozioni distinte e antitetiche.
Poiché la ragione non ci porta all'azione, questo è il ruolo dell'emozione, il risultato è che di norma scegliamo ciò che ci sentiamo più propensi di fare. È sempre l'emozione che funge da bussola.
Ad esempio la rabbia è il risultato di un processo di pensiero che ci fa cogliere che siamo vittime di un'ingiustizia e siamo tentati di seguire tale impulso emotivo. La rabbia ci spinge ad agire ed è la ragione, ovvero la valutazione delle conseguenze, che ci trattiene dall'agirla sugli altri per fare del male. Quando invece ci sentiamo estremamente arrabbiati e non riusciamo a contenerci in quel momento non c'è alcuna valutazione circa gli effetti delle nostre reazioni: agiamo impulsivamente perché la mente non sta valutando ciò che sentiamo come irrazionale ed inappropriato. Agiamo senza pensare o a "mente spenta".
Ciò rende evidente che agiamo soprattutto con la componente emozionale e la ragione rappresenta un freno, a volte assolutamente necessario.
In sintesi per prendere delle buone e soddisfacenti decisioni di vita è necessario prendere in considerazione soprattutto le nostri emozioni e sensazioni interne; è necessario identificare la loro origine e risolvere il conflitto tra i motivi contrastanti soffermandosi soprattutto sulle emozioni ambivalenti soggiacenti.
Quando decidiamo con la ragione lo facciamo condizionati sulla base di credenze, convinzioni e valori del passato che ci sono stati insegnati ed abbiamo accettato come verità imprescindibili e che non meritiamo mai in discussione... come l'egoismo è una cosa negativa, divertirsi è da irresponsabili. Ad esempio se sul piano cognitivo si sta vivendo un conflitto tra la decisione di separarsi perché il rapporto di coppia non funziona e la decisione di rimanere nella relazione per non sembrare egoisti innanzitutto sarà opportuno rivalutare il sistema di convinzioni relative al concetto di separazione che la persona ha interiorizzato nel suo sistema di valori affinchè la decisione finale sia libera da pregiudizi o false credenze. Fatto ciò, la direzione sarà determinata dall'emozione prevalente tra la felicità di tornare liberi e la paura di rimanere soli, ovvero quella più importante per la persona in quel momento.
Per prendere sagge decisioni, è necessario rimettere in discussione le credenze ed ascoltare ciò che le emozioni rivelano circa le credenze che si nascondono nella nostra psiche. Fare scelte in base ai propri valori di vita attuali ed al nostro modello di "giusto", piuttosto che a quello mutuato passivamente da altri, e sempre tenendo conto di ciò che ci fa sentire emotivamente appagati e vivi. Questo è l'unico modo per superare l'idea che esiste una dicotomia tra scelte razionali e scelte emotive.
Dr. Maurizio Sgambati
Psicologo a Pordenone