Psicoterapia Regressiva

Psicoterapia Regressiva
  • Dr. Maurizio Sgambati
  • 07/11/2024
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Spesso incontro persone che lamentano problemi del presente che sono però riconducibili al loro passato, alla loro storia, ai primi anni di vita. Blocchi, talvolta cosi profondi da non essere facilmente spiegabili, che impediscono loro di realizzare ciò che desiderano da adulti.

In questi casi la terapia della parola e la psicanalisi, che su fondano sulla ricerca logica e razionale delle cause sottostanti ai problemi attuali, risultano infruttuose. Le terapie di tipo "cognitivo" permettono solo di giungere a delle ipotesi sull'eziologia del problema, alla comprensione dello stesso, ma non di toccare emotivamente memorie recondite. Quando alla base di un problema vi è una situazione  in "sospeso" o un trauma emotivo lo sblocco deve necessariamente avvenire sulla componente emozionale più che per quella cognitiva. In altre parole ipotizzare o sapere quale sia la causa di un problema, esserne consapevoli, non sempre è sufficiente per indurre un cambiamento. E' necessario recuperare dalla memoria gli eventi, le situazioni ed i fatti caduti nell'oblio per lavorare emotivamente su di essi.

Ecco che la terapia regressiva può essere una valida possibilità da considerare. Si tratta di una forma di psicoterapia che permette di contattare quelle memorie lontane, al di fuori di ciò che comunemente ricordiamo a livello cosciente. Magari fatti che osservati con gli occhi dell'adulto di oggi possono sembrare eventi minori ma che da bambini sono stati emotivamente significativi. 

Molto spesso film e programmi tv forniscono informazioni fuorvianti sull'ipnosi e sulla terapia regressiva. La psicoterapia regressiva non ha nulla a che fare con le vite precedenti ma con il recuperare ed il rivivere esperienze infantili sopite nella memoria, osservarle per apportare quelle modifiche necessarie affinché la persona trovi sollievo o giustizia per un torto o trauma subito. Anche se fare ciò non significa cambiare nella realtà ciò che è già avvenuto si può rielaborare il vissuto associato a quell'evento passato ed il suo significato. La persona torna ad essere protagonista, soggetto attivo, dell'evento traumatico per modificalo a piacere ed in modo creativo. L'idea di tornare nel tempo passato affascina, diverte e spaventa allo stesso molte persone. L'obiettivo della regressione è correggere i sentimenti riguardo a situazioni passate in modo che la persona possa risolvere un problema del qui-e-ora. L'ipnosi terapia e le tecniche regressive permettono di recuperare quei ricordi ancora presenti alla mente inconscia per riportarli sul piano cosciente, per rivelarli, correggerli. 

L'ipnosi implica una focalizzazione dell'attenzione verso l'interno che agevola il recupero di memorie relative a un'epoca precedente; possono pertanto tornare alla mente esperienze di quando si era molto giovani, dettagli che sembravano dimenticati. L'obiettivo principale non è soltanto rivivere i ricordi ma anche portarli sulla superficie per osservarli e lavorare attivamente su di essi. Il presupposto è che affrontando alcuni ricordi possono riemergere le emozioni corrispondenti anche se fare ciò non implica necessariamente fare i conti con un dolore ingestibile. Tutt'altro, durante una seduta di ipnosi è possibile sempre decidere qual è il nostro livello di coinvolgimento, la distanza emotiva dalla quale guardare gli eventi per renderli meno disturbanti. Agire attivamente su quei ricordi significa modificare i comportamenti adottati, i dettagli della scena in modo da creare una nuova memoria che possa essere immagazzinata e che abbia quindi un significato emozionalmente differente rispetto a quello originario. 

Durante una seduta di terapia regressiva possono accadere due fenomeni: una regressione in senso stretto che implica la rievocazione di episodi della nostra infanzia e che possono essere descritti con un linguaggio adulto mentre li si ricorda oppure sperimentare una rivivificazione, un fenomeno molto più raro, che implica il rivivere quella esperienza ritornando ad essere quel bambino, parlando e comportandosi in linea con l'età che si aveva in quel momento.

La terapia regressiva si esegue attraversando alcune fasi. Durante la prima fase di ipnosi, il terapeuta guida la persona affinché si dissoci dall'ambiente circostante e dal pensiero critico tipico degli adulti. Ciò implica l'uso di tecniche di rilassamento fisico e mentale. Nella seconda fase di lavora attraverso visualizzazioni per andare a ricercare un momento della vita pregressa collegato al problema da trattare: vengono poste domande alle quali la persona può rispondere verbalmente o tramite segnali concordati precedentemente in caso in cui la trance raggiunta sia cosi profonda da rendere l'uso del linguaggio verbale poco agevole per il soggetto. 

Si invita la persona ad entrare in contatto con le immagini mentali relative al suo disagio cosi che possa anche provare le stesse sensazioni di allora. Si usa la tecnica dell' "affetto ponte" per mettere in contatto un emozione ad un evento passato e la tecnica del "ponte corporeo" per mettere in relazione un sintomo con l'evento che ha causato l'origine di un disturbo psicosomatico.

Una volta che è emerso lo scenario del passato ritenuto rilevante il terapeuta aiuta ad osservare con attenzione la scena, ciò che accade nell'ambiente circostante, a modificare gli elementi (colore e grandezza dell'immagine, suoni ed odori ad esempio), inserire nuovi dettagli, interagire in modo diverso con i soggetti presenti e modificare le proprie reazioni comportamentali ed emotive. Lo scopo è dare un finale differente a ciò che è accaduto, ovvero realizzare un "cambio di storia". Anche se durante una regressione non si può essere certi di recuperare esattamente gli eventi così come si sono verificati e la critiche mosse a questa tecnica è di ingenerare fasi ricordi ciò che rende questo trattamento efficace è la capacità di lavorare su vissuti, chiudere esperienze dolore rimaste a lungo irrisolte e creare nuove memorie positive da immagazzinare. Così come accade quando si lavora sui sogni, ciò che conta non è il fatto che l'esperienza correttiva sia avvenuta nella vita reale ma nel modo psichico ed emotivo della persona.


Dr. Maurizio Sgambati

Dr. Maurizio Sgambati
Psicologo a Pordenone

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