Ogni persona è diversa ed unica ma condivide con le altre il fatto di essere guidata da bisogni piuttosto simili e intrinseche capacità per poterli soddisfare. Ciò non significa che soddisfiamo sempre i nostri bisogni. In realtà, molto spesso i tentativi che le persone compiono per soddisfare i propri bisogni sono infruttuosi. Per molte ragioni i bisogni personali vengono sepolti sono una sfilza di “doveri”, “regole” e “divieti” appresi con l’educazione. Tali limitazioni divengono così profondamente radicate da sembrare reali ed indiscutibili.
Le persone lottano quando sentono che alcuni degli loro bisogni più importanti sono rimasti insoddisfatti (es. l’amore, il rispetto, il riconoscimento, l'intimità, l’appartenenza, la sicurezza, la cura). Quando, malgrado gli sforzi, tali bisogni non trovano comunque soddisfazione sono possibili tre opzioni:
- Cambiare l'ambiente per andare alla ricerca di quello che supporta la realizzazione del bisogno;
- Abbandonare il bisogno;
- Reprimere il bisogno.
Nell’ultimo caso, se il bisogno è fondamentale per la felicità della persona la negazione non sarà sufficiente e la necessità di esso non scomparirà. Il suo mancato soddisfacimento lascerà un doloroso promemoria sotto forma di sintomi. La depressione dunque rappresenta il meccanismo con cui sopprimiamo dalla consapevolezza il dolore relativo alla mancanza di qualcosa di necessario alla gratificazione personale.
In quest’ottica i sintomi della depressione possono essere considerati come un modo per adattarsi ad un contesto incapace di soddisfare una necessità fondamentale. Un modo per smorzare la dolorosa consapevolezza che alla persona manca qualcosa di importante a cui sente di non poter rinunciare seppur non vi siano alternative.
In un mondo ideale capace di adempiere ai bisogni di ciascuno non ci sarebbe quindi alcun margine per sentirsi depressi. Una volta divenuti consapevoli di avere una certa necessità ci attiveremmo per soddisfarla raggiungendo uno stato di equilibro sino all’insorgere del bisogno successivo. Le cose però nel modo reale non stanno esattamente cosi.
Le nostre esigenze non possono essere assecondate sempre in modo immediato e puntuale. Nonostante i nostri migliori tentativi a volte i nostri bisogni possono rimanere dolorosamente e inequivocabilmente insoddisfatti.
I sintomi della depressione acquisiscono un significato quindi se riletti alla luce di un bisogno mancato di cui si diviene consapevoli. Non si tratta quindi di un malessere casuale ma giustificato dal “dolore per un’assenza”.
Le fasi per la soddisfazione di un bisogno, o la sua frustrazione, sono le seguenti:
1. Insorgenza del bisogno: la persona può cogliere alcuni segnali o indizi che non sempre è in grado di ricondurre ad una chiara esigenza. Può avvertirlo sotto forma di percezioni fisiche a livello visivo, tattile, olfattivo, gustativo, uditivo oppure attraverso sensazioni propriocettive (pensieri e sogni). Ad esempio la persona ha difficoltà di concentrazione e si focalizza sempre su un certo tipo di immagine mentale che rimanda al bisogno non ancora decodificato. Se decide di non accoglierlo ma di negarlo alcune sensazioni spiacevoli (sensazione di vuoto, intorpidimento) segnaleranno la sua presenza.
2. Consapevolezza del bisogno: presentano attenzione alle sensazioni fisiche ed ai pensieri si diventa più consapevoli del bisogno sottostate e della suoa sempre più impellente necessità di essere realizzato. Questo accade in modo automatico per necessità di base come fame, sete, sonno, calore. Se anche in tal caso il bisogni non viene soddisfatti la persona percepisce dolore e delusione, difficoltà concentrazione, di pensiero, indecisione, alterazione della memoria.
3. Allerta fisica: a questo livello in modo automatico la persona si energizza ed attiva le risorse fisiche per soddisfare la necessità. Se il bisogno è stato ripetutamente insoddisfatto nel passato (infanzia) a causa di “doveri" e "divieti" appresi la negazione verrà generalizzata anche in altri contesti attuali (lavoro, scuola, gruppo di pari, relazioni, affetti). Negarla può sembrare un'opzione più sicura rispetto all’utilizzarla per interagire con l'ambiente per soddisfare il bisogno qualora i tentativi passati fatti abbiamo portato solo dolore o angoscia. L’energia mobilitata per soddisfare l’esigenza, non scompare, deve andare da qualche parte. I segni di energia depressa e perturbata piuttosto che utilizzata nell’ambiente sono umore depresso, insonnia o ipersonnia agitazione o rallentamento psicomotorio, affaticamento o perdita di energia.
4. Azione nell’ambiente: una volta che l'energia è mobilitata viene di norma usata nell'ambiente per soddisfare l'esigenza. Ad esempio trovate da mangiare, iniziare una conversazione, chiedere aiuto, organizzare un incontro con gli amici. Quando vi è la convinzione che nessuna azione potrà fare la differenza perché il bisogno non può essere raggiunto non ci sarà nessun azione. L’esperienza “vuota” è dolorosa e frustrante. Questo non necessariamente perché l'ambiente è indisponibile a gratificare la persona o privo di sostegno affettivo (es. da parte di famiglia, amici, relazioni) ma perché la persona ha memoria delle delusioni passate e decide in base alle pregresse esperienze di non agire e non rischiare altro dolore. Questa può essere una decisione presa fuori dalla consapevolezza; è più facile evitare l'ambiente piuttosto che rischiare altro dolore derivante da aspettative disattese. Questo può essere vissuto sotto forma di perdita di interesse in quasi tutti gli aspetti dell’ambiente, diminuito interesse o piacere per le attività che in precedenza erano ritenute interessanti o divertenti, ritiro da persone e relazioni, proiezioni di propri pensieri e sentimenti negativi sigli altri.
5. Soddisfazione o depressione clinica: se il bisogno rimane depresso continuerà a premere per la sua realizzazione modificando il modo in cui la persona interagisce con l'ambiente. L'effetto di questo può essere ritiro dall'ambiente (da relazioni, attività) pensieri suicidiari, sentimenti di disperazione ed inutilità.
La depressione ha ovviamente anche a che fare con un deficit chimico a livello di neuro-trasmettitori. Mente e corpo sono strettamente interconnessi perciò un cambiamento significativo nei processi di pensiero ed emozionali incide sulle reazioni fisiologiche e viceversa.
La depressione però essenzialmente va vista come una modalità adattiva, un modo per rispondere a un mondo che non è stato in grado, o non ha permesso, il soddisfacimento di bisogni importanti. La reazioni seppur spiacevole ha quindi un senso seppur non è sempre chiaro e nascosto sotto un grande e più evidente disagio emotivo. E’ una risposta intelligente e adattiva a un mondo che ha limitato opzioni e scelte personali. Capire quale è il bisogno mancato è il primo passo il miglioramento e la guarigione.
Autore: Dott. Maurizio Sgambati - Psicologo Psicoterapeuta. © Riproduzione vietata.